03/10/2011 – Su Repubblica: 4mila litri d'acqua a bistecca, gli sprechi che non vediamo
Nell’articolo di Repubblica, del 13/07/11 leggibile per intero qui si riportano dati che non necessitano di alcun commento.
E nel frattempo secondo il Global Footprint Network ricorre l'Earth Overshoot Day (vedi alla fine di questo articolo): prima della metà del secolo avremmo bisogno di 2 pianeti e perciò dobbiamo chiederci se
- non sarebbe il caso che ci rendessimo infine responsabili dei nostri stili di vita;
- non sarebbe infine ora di considerare i nostri doveri nei confronti delle generazioni future.
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Ecco, innanzitutto, alcuni dati riportati dal giornale (i virgolettati):
“Una bistecca da 3 etti costa 4.650 litri di acqua. Per il contorno di patate arrosto che l'accompagnano ce la caviamo con 25 litri. Il piatto di ciliegie fa 373 litri. E la tazzina di caffè 140”
E’ ovvio (ndr) quindi che è il consumo di carne la causa devastante del consumo di risorse idriche. Perdita che, come riportano i dati citati dall’articolo, ricade sulle popolazioni povere e diminuirebbe notevolmente alimentandosi con la dieta mediterranea (quindi prevalentemente vegetale).
“Il Parlamento europeo ieri ha chiesto ufficialmente di proclamare il 2013 anno europeo contro lo spreco alimentare. La Ue scende il campo per il consumo responsabile”
"È un percorso che abbiamo iniziato nel 2010 con il Libro Nero contro lo spreco alimentare promosso da Last Minute Market e che continua quest'anno con il Libro Blu contro lo spreco idrico - spiega il presidente della Commissione agricoltura europea Paolo De Castro”.
“la pressione congiunta di crescita demografica, aumento dei consumi pro capite e inquinamento stanno rendendo la risorsa idrica un bene sempre più prezioso. E sempre più conteso, come dimostra la moltiplicazione dei conflitti per il controllo dei fiumi in un mondo in cui 1,4 miliardi di persone non ha accesso all'acqua potabile”
“La dieta mediterranea aiuta a contenere il consumo idrico (500 metri cubi di acqua pro capite all'anno contro i 900 della dieta anglosassone)”
“Nella campagna Last Minute Market contro lo spreco idrico, sostenuta da Eni e Unicredit si precisa che l'88 per cento delle risorse idriche è consumato dall'11 per cento della popolazione mondiale.
Un abitante di un paese povero sopravvive con 20 litri al giorno, in Italia si arriva a 213, negli Stati Uniti a 600. L'Italia, che ha il record europeo dei consumi idrici domestici” .
COSA E' L'EARTH OVERSHOOT DAY
Da ottobre 2011, secondo i calcoli del Global Footprint Network, saremo anche quest’anno in debito con il pianeta Terra. Avremo superato infatti il budget di risorse naturali a nostra disposizione per l’anno solare in corso.
La conseguenza? Inizieremo di nuovo a impoverire le riserve naturali e ad accumulare CO2 nell’atmosfera aumentando il deficit ecologico già esistente.
L’Earth Overshoot Day (calcolato dal Global Footprint Network su un’idea del NEF – New Economics Foundation, una fondazione inglese) si basa sul concetto di impronta ecologica e sovraconsumo ecologico.
L’impronta ecologica misura quanta area produttiva (terra e mare) è necessaria ad una popolazione
per produrre ciò che consuma e per assorbire i rifiuti che emette.
Il sovraconsumo ecologico si instaura quando la domanda di risorse eccede la capacità rigenerativa della Terra e la produzione di rifiuti è superiore alla capacità della biosfera di assorbirli.
L’Earth Overshoot Day individua (ovviamente in maniera approssimativa) il giorno dell’anno in corso in cui l’umanità entra in questo sovraconsumo ecologico ed inizia ad intaccare il “capitale” delle risorse naturali del pianeta (avendo esaurito il “reddito” di cui poteva disporre) oppure aumenta l’inquinamento ambientale.
Poiché l’Overshoot day ricorre in anticipo anno dopo anno il Global Footprint Network afferma che perseverando nell’andamento corrente, prima della metà del secolo avremmo bisogno di 2 pianeti per continuare a soddisfare la nostra domanda (spesso di beni superflui).
Sarebbe urgente chiedersi se:
- non sarebbe il caso che ci rendessimo infine responsabili dei nostri stili di vita;
- non sarebbe infine ora di considerare i nostri doveri nei confronti delle generazioni future.